Una città di mare in aperta campagna

Portico ingresso

Una città di mare in aperta campagna

Una bella storia di Dario Bilotti

C’era una volta una Contea nata in mezzo alle montagne prima della scoperta delle Americhe. I suoi interessi si estendevano anche su un lago oltre i monti e possedeva una flotta di galere che combattevano per difenderli. Divenne Ducato ed ebbe finalmente l’agognato sbocco sul mare, questo permise di partecipare alla battaglia del Cristianesimo contro l’invasione Turco – Barbaresca. Nuove annessioni aumentarono l’estensione territoriale e questo Ducato dovette pensare a dotarsi di una Marina che difendesse sull’acqua i propri interessi e apportasse sempre nuova linfa all’economia. Battaglie navali e non solo e una politica tesa alla espansione, tra alti e bassi, la fecero assurgere a potenza. Le galere, ormai diventate obsolete e inadatte ad una soddisfacente navigazione per la loro chiglia piatta, con le migliorie apportate alla vela quadra vennero via via sostituite dalle prime fregate, più manovriere e veloci. Per il loro comando furono ingaggiati ufficiali inglesi già avvezzi all’uso di tale strumento. Cominciò quindi a istruire i nuovi comandanti scegliendoli dalla Nobiltà e affidando loro le nuove unità. Questi ufficiali di alto lignaggio cominciarono, in maniera lecita per l’epoca, alla cattura del naviglio che incontravano lungo le loro rotte depredandoli del carico. Per dirimere le inevitabili controversie nate da tali catture venne istituito il Tribunale delle Prede che doveva decidere se erano “ di buona presa” o meno, comportando quindi l’arrivo di comitive di corsari, di comandanti e relativi azzeccagarbugli che ne difendevano gli interessi. Questo tribunale quindi venne insediato in una città vicina alla Capitale, al logico termine della strada che dal mare, attraverso i monti, giungeva in pianura. L’economia si basava pure sui dazi pagati per attraversare le terre di proprietà e sul commercio di seta e sale. Il sale dalle zone costiere veniva trasportato a dorso di mulo o su carri attraverso i passi sui monti nella stessa città, che era anche la più vicina al grande fiume e questo avrebbe permesso una distribuzione veloce lungo lo stesso, verso tutto il paese e non solo; questo tragitto prese il logico nome di “Via del sale”.
Alla Marineria occorreva il materiale di consumo per la navigazione e la città di cui prima poteva disporre di molteplici canali e di marcite per la produzione della canapa. Vele e cordame quindi venivano prodotte in loco senza dipendere dagli Stati viciniori. Ed era logico che una parte di tali artigiani fossero arruolati in Marina. Ma le maestranze e i cordai di tale città estesero i loro affari anche nelle Nazioni vicine ed esportarono oltre alla loro merci e conoscenze anche abbigliamento e idee rivoluzionarie. Il nome di tale città è Carmagnola ed ebbe una notevole importanza a dispetto dell’esiguità del territorio in quello che nel tempo si sarebbe trasformato da Ducato in Regno Sabaudo. La città di Carmagnola fu sede del Tribunale delle Prede; era la fine del tragitto terrestre della Via del sale; la canapa era il principale prodotto dell’artigianato locale e i cordai trasportarono il loro lavoro e il loro commercio anche in Provenza e da qui partirono alla conquista commerciale del territorio francese con i loro prodotti. La loro corta giubba in Francia venne chiamata “ Carmagnole” e “Carmagnole” fu anche il nome di una canzone e relativa danza in voga durante la rivoluzione francese. E che dire del Conte di Carmagnola, al secolo Francesco Bussone, che comandò la flotta veneziana?
Ma l’inevitabile corso della Storia e l’avanzante modernizzazione poco alla volta costrinse la città a ridurre il suo apporto alla vita del Regno Sabaudo.
Alcune attività però rimasero. Per una legge del 1931 il cordame e la velatura del Vespucci e delle gemella Colombo dovevano avere quello che oggi si chiama “ ricambio originale” e quindi i telai e la filatura dovevano essere quelli di Carmagnola e l’ultima fornitura, prima della decadenza della legge e con l’avvento di nuovi prodotti, fu garantita da quel telaio. Durante il II° Conflitto Mondiale sotto una tettoia ( gli Antichi Bastioni) venivano custoditi motori marini prodotti dalla Fiat e decentrati in luoghi lontani dai bombardamenti. E’ visitabile l’Ecomuseo della Canapa, in cui si può prendere visione del lungo lavoro necessario per la produzione del filato, una sorta di percorso che va dalla pianta alla vela e alle corde. A cura dell’ANMI locale si può visitare il Museo Civico Navale, pieno di storia e con delle peculiarità tali da renderlo interessante. La storia della Città e dei suoi uomini però non finisce con l’avvento della modernizzazione. Le aziende industriali sul territorio hanno continuato a fornire maestranze alla Marina Militare fino alla sospensione della leva, un continuo e costante approvvigionamento di tecnici che spaziavano dai motori alle più sofisticate tecnologie come le girobussole e le centrali di propulsione.
E pensare che a Carmagnola non c’è il mare.

Dario viso Dario Bilotti

Consigliere del gruppo G. Dominici di Carmagnola
Direttore del Museo Civico Navale

Ecco copia dell’articolo sul periodico “Marinai d’Italia”

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