Il mare di Dario Bilotti

Dario mareilmio

Riportiamo l’articolo pubblicato sui giornali locali, relativo alla presentazione del nuovo libro del fratello Dario Bilotti.

Una storia di viaggi e navi, di uomini e donne

Il mare di Dario Bilotti

“Mare… il mio” è il titolo del libro appena dato alle stampe da Dario Bilotti per i caratte­ri di Raineri Vivaldelli editori. “Un libro di mare – si legge nella controcopertina – Un libro di uomi­ni che appartengono al mare e sono “in prestito” quando si trovano a terra”.

«È il racconto dei miei anni di navigazione – ci spiega l’autore – 4 anni, 3 mesi e 24 giorni im­barcato in giro per il mondo: il doppio periplo del­l’Africa sulla fregata Carabiniere e l’America del Sud sull’incrociatore Vittorio Veneto. La storia mia, raccontata in terza persona, e quella dei miei col­leghi».

Storie di mare, di navi, di terre lontane, ma soprattutto di uomini (quelli imbarcati con lui e quelli conosciuti in tante parti del mondo) e di donne (ragazze dagli occhi splendenti trasfigu­rati nel ricordo). Fino a quando non incontra quella che gli ruba il cuore e per la quale lascia la Marina e si trasferisce a Torino, lontano dal mare e dalle navi, il tutto raccontato con uno stile scorrevole condito di un pizzico d’ironia.

È questo il terzo libro firmato da Dario ed in tutti e tre c’entra per qualche verso il mare. Il primo, cinque anni fa, era intitolato “Ero nel ’68: una storia di mare e d’amicizia”.

«Ne ho stampate una trentina di copie su fo­gli A5 che poi ho rilegato personalmente e distri­buito tra coloro che avevano vissuto con me quel periodo» precisa.

Poi è venuto “Macaja”: «Un libro vero, con un editore, presentazioni e recensioni sui giornali. Una storia di ricordi di mare e dell’infanzia. Ha anche avuto un discreto successo ed in tanti me lo hanno richiesto, marinai ma non solo. A casa me ne resta­no soltanto poche copie».

Un libro che l’ha aiutato a ritrovare, cinquant’anni dopo, una vecchia amica: «A Casa­blanca, durante uno scalo nella navigazione, avevo conosciuto una ragazzina, figlia di un funzionario consolare italiano, lo avevo 18 anni allora, lei 14. L’avevo portata a fare un giro in barca, la sera ave­vamo ballato insieme… e tutto era finito li. Un gior­no vedo arrivare al museo navale di Carmagnola una signora che mi sorride e tira fuori il libro per un autografo: era lei! Aveva letto la recensione su un giornale di Chieri, dove abita, e si era ricordata il mio nome…».

La stesura di questa terza fatica letteraria è iniziata subito dopo la pubblicazione di “Macaja”, nel 2018, e si è protratta per quasi due anni.

«Non scrivo tutti i giorni – tiene a precisare Bilotti. Quando mi viene in mente qualche cosa lo annoto e ci torno sopra più tardi e lo riprendo in mano tante volte per correggerne la forma fino
a quando non mi soddisfa, come mi aveva insegna­to la mia vecchia professoressa del liceo. Ma non ho solo quello da fare: c’è il Museo navale di Car­magnola di cui sono direttore e curatore e restauratore, c’è il modellismo che mi appassiona, nava­le naturalmente, c’è l’orto…».

E Dario non si ferma qui. «Già sto scrivendo un altro libro: anche questo parla di mare e di na­vi ma è una storia completamente di fantasia. E poi ho nel cassetto una raccolta di 44 racconti, ambientati in montagna ed in campagna, con poco mare». Montagna e campagna non devono comunque stupire, visto che Bilotti è nato ad Ao­sta ed abita in una sperduta cascina racconigese.

Articolo locale

 

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