Alzo lo sguardo e osservo le stelle nel buio della notte. Socchiudo gli occhi e godo della brezza che mi accarezza il viso, aria fresca che mi porta al sonno.
Un suono continuo ma variabile, fluttuante, ora forte, ora flebile, mi penetra nelle orecchie.Lo sciabordìo della prora mi accompagna dolcemente mentre i sensi si sopiscono, come una ninna nanna bisbigliata da voce amorevole di mamma. Sogno. Una beatitudine che mi rende sereno, in pace. Ma un suono strano mi desta … dove sono? Attorno a me il buio e contorni appena accennati di particolari che nulla hanno a che fare col mare. E la dolce melodia delle onde? È il vento, che agita le fronde, che muove le foglie e che si insinua tra esse scuotendole, conformemente al suo spirare. L’immaginaria città della costa esiste solo nella mia mente; un quadro d’artista sconosciuto, immobile. Anch’io lo sono. Peccato. Il mio spirito libero vaga nel mondo intensamente vissuto e mai dimenticato. Un meraviglioso dolore intimo, come un amore platonico mai consumato e per questo cosi caro, sale alla gola. Sono qui, la terra ferma mi ospita, ma vorrei essere altrove, oppure continuare a sognare.
Dario Bilotti
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