Finalmente sono qui, la vita è sicuramente dura, ma tutto attorno a me
dimostra che l’attività dell’equipaggio non conosce sosta. Le prove alle macchine,
ai cannoni, alle centrali ed ai telemetri tengono impegnati i marinai che, lontani da
casa ma consci del loro dovere, si preparano nel modo migliore ad affrontare il
nemico, qualunque esso sia. Giungono notizie di atti eroici, di profonde ferite
inferte all’avversario e di catastrofiche disfatte. Lo scoramento è transitorio, di
breve durata, la paura assale e, velocemente, abbandona gli spiriti .” L’animus
pugnandi” prende comunque e sempre il sopravvento ed io sono li che lo coccolo e
mi prendo cura di esso in attesa di tenere in mano la determinazione che conduce
all’eroismo. Ma sono anche in mezzo alle trincee, nel fango. Vedo uomini che
accarezzano la propria arma chiedendosi se ciò che stanno facendo avrà un
termine o se solo per loro la fine è prossima. Poi finalmente la notizia tanto attesa:
quel “tutti a casa”, aspettata e desiderata come un dono a Natale, come amato
riconoscimento al dovere compiuto fino in fondo. Ma quanto è costato. Corpi
straziati di padri o figli che non rivedranno più il loro campanile; cari amici,
praticamente fratelli, visti brancolare in coperta con braccia attaccate al corpo
solo più con brandelli di pelle; il compagno di fumate nel buio della sera nella buca
scavata nel terreno, con cui ricordare il bel tempo che fu mostrandosi a vicenda la
foto della morosa, riverso a faccia in giù senza più anima. Ed io sempre li a
distribuire, con profondo rincrescimento, amore e forza, per far continuare la loro
vita. Per te, che ritorni, il fatto di poterti fregiare, anche senza medaglie, di aver
protetto, “nella cadente notte “, con l’aiuto della benedizione del buon Dio, “il
riposo del popolo” e il ricordo di quelli che ti sostituiranno a bordo delle future
unità o notti insonni a vegliare affinché nessuno mettesse in pericolo la vita tua e
quella del tuo camerata. Ma per te, sposa o madre che conserverai una
disperazione, forse mai riconosciuta adeguatamente, le parole non bastano, come
non bastano pezzi di latta a dimostrare quanto hai lasciato. L’eterno
riconoscimento dei puri di cuore che ti consoleranno, raccontando con un nodo in
gola la storia del tuo caro che ha fatto ciò che gli altri s’aspettavano facesse, sarà
solo una ulteriore ferita.
Sul fronte di terra le cose vanno come sul mare, tra alti e bassi e tra vittorie e
sconfitte sono freneticamente impegnato a gestire animi e vite; profonde
riflessioni a volte mi mettono in discussione, ma sono nel giusto e senza la mia
presenza probabilmente non ci sarebbero risultati tali che fungano da esempio.
E ‘strano come non sia schierato per l’una o per l’altra fazione, sono
perfettamente ed equamente diviso tra uomini che, pur con radici comuni, si
combattono fino al dono estremo della propria vita per un ideale non condiviso
dalla controparte. Se i posteri vorranno, il riconoscimento verrà attribuito loro
indipendentemente dalla convinzione ideologica e dall’esito dei loro scontri.
Non ho tempo per soffermarmi su quanto è successo devo proseguire nel
mio compito. Mi si sta preparando un periodo di relativa tranquillità e la noia
rischia di prendermi. Viaggio alla ricerca di un posto qualunque e di un essere
qualunque disposto ad ospitarmi affinché possa espletare ciò per cui esisto, per
cui mi adopero.
Da quando si è sentita la necessità del mio operato, in verità, non sono mai
stato molto con le mani in mano, ma debbo cercare nuovi soggetti e nuove
situazioni per sentirmi utile e non essere dimenticato. Ho paura che la mollezza
sopisca i buoni sentimenti e l’inevitabile oblio di quanto fatto possa far scordare la
mia presenza.
Finalmente raggiungo un equilibrio. La ricostruzione post-bellica impegna le
menti, tutte le energie vengono spese per dare al Paese una stabilità ed io mi
sentirei un po’ inutile, dimenticato, se non venisse in mio soccorso proprio
questo periodo di calma apparente. Pur rimanendo con gli occhi aperti per essere
presente nel momento del bisogno, abbandono momentaneamente un mare
tranquillo e mi sposto sulla terra ferma. La mia ubiquità d’altronde me lo impone.
Come spesso succede la tranquillità è invisa da alcuni e amata dai più. Seguo con
apprensione le vicende della dilagante contestazione, del terrorismo che si
espande con i suoi lutti e mi schiero apertamente con coloro che lo combattono.
Non potrebbe essere diversamente. L’aiuto che modestamente fornisco agli
uomini, degni di tale nome, è qualcosa che travalica ogni senso comune del vivere
quotidiano cioè possibilmente lontano da problemi e pensieri, proiettati verso il
futuro, in pace con se stessi e con gli altri.
Purtroppo la mia visione pessimistica della vita, dettata da anni di esperienze,
impone la mia presenza e mi rendo conto che amare il proprio paese, anche
senza uniforme, è pericoloso come andare in guerra. Fatti numerosi, cruenti,
amari e profondamente coinvolgenti, riempiono le pagine dei giornali ed io vengo
tirato in ballo spesso. A volte la mia presenza è fuori luogo e il mio nome viene
usato in maniera impropria tanto che mi sento strumentalizzato e vorrei poterlo
urlare al mondo. Ma non posso.
Sembra, finita questa storia truce ma allo stato latente, che sia giunta la mia
ora. Passo ad una vita di oblio forzato, nessuno mi cerca più ed io non trovo dove
sfogare la mia voglia di essere presente. E’ una fortuna per il Paese, ma io so che
non si può prescindere da me, sono l’unico che cementa il bene comune con
esempi di profonda abnegazione e di meraviglioso altruismo.
Sporadicamente, quando missioni umanitarie in mari lontani o aiuti
tempestivi a bisognosi richiedono la mia presenza, qualche riconoscimento lo
ricevo; non tanto da coloro che vengono aiutati, ma dall’orgoglio di questi uomini
che aiuto ad essere tali, tanto che sentono la mia presenza anche quando sono
impegnato su altri fronti.
Il rapporto tra stati è divenuto eccellente. La collaborazione internazionale,
figlia anche dei miei interventi, è divenuta tanto grande che mi lascia la
soddisfazione di aver contribuito ad essa. Ma la mia forzata inattività non deve in
alcun modo annientarmi. Io non posso sparire, non devo.
Cerco quindi nuove forme di collaborazione tra me e quegli uomini che tanto
amo.
Ed ecco che mi si presenta l’occasione, non so per quanto tempo e per
quante volte, di prestare la mia opera. La comunità internazionale richiede la
presenza di coloro che potrebbero avere bisogno di me. Aerei, navi, mezzi di
pronto intervento e soprattutto uomini, sono chiamati a dimostrare quanto la loro
preparazione sia eccellente e quanto sono in grado di offrire, scevri dalle
motivazioni dei governi, ma consapevoli di dover dare forse più di quanto
richiesto, a volte anche la propria esistenza futura, cioè la vita. Un film già visto di
cui io sono inconsapevole protagonista. Chiamato in causa mio malgrado il mio
compito non deve esser di secondo piano quindi tanto vale farlo bene.
Nuovamente con profondo rammarico devo constatare che il solo fatto di
essere presente predispone ad estremi sacrifici chi mi conosce. Non vorrei
esserci, ma se non ci fossi chi si prenderebbe cura di questi esseri che
combattono, forse inconsciamente, in mio nome. Nella memoria collettiva del
futuro, rimarranno un esempio da seguire o qualcosa da dimenticare, conforme
agli eventi politici. Di loro rimarranno monumenti, targhe o intitolazioni di vie e
piazze e il ricordo dei vivi almeno fino a quando la memoria lo permetterà e la
storia consegnerà il loro sacrificio ai posteri.
Poi, date e dati, impersonali come cifre di numeri a caso, nasconderanno gli
eventi succeduti come qualcosa su cui non perderci più del tempo previsto per
imparare una semplice nozione. A meno che, alla mia conoscenza, all’importanza
dovuta al mio vivere, alla riconoscenza per il mio lavoro e all’importanza che
rivesto non si decida di dedicare un capitolo per le nuove generazioni.
Forse sono diventato vecchio, obsoleto, nessuno vuole più avermi accanto,
ma non sono convinto che sia finita anzi dovrò intervenire ancora. Sarò ricercato
come motivazione ultima per giustificare un successo o una sconfitta, sarò
indicato come l’unica spiegazione a fatti altrimenti inspiegabili, sarò messo in
disparte se scomodo
e sarò rimesso in pista all’occorrenza. Conforme.
Ma sarò sempre qui, presente e pronto alla chiamata di chiunque decida di
usarmi, di compenetrarsi con me in un gesto momentaneamente risolutivo.
Ah! dimenticavo di presentarmi: sono colui per il quale e con il quale si
compiono gesti per salire agli onori del mondo, sono l’Amore per la Patria.
Dario Bilotti
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