Adobati Felice

A tredici anni volevo fare il missionario, perché attratto dall’Africa Nera.
Rinunciai a causa delle forti attrazioni e prime esperienze con l’altro sesso.
A quindici anni iniziai a lavorare come aggiustatore meccanico in una azienda produttrice di calci e copri canne per fucili e venivo sempre ripreso dal datore di lavoro (bonariamente) per turbativa alle donne nei vari reparti; a sedici anni con i miei risparmi e all’insaputa dei genitori comprai un “cinquantino” moto-cross, attrezzato di plaid per camporelle.
“Camporella” in macchina si può fare dovunque, appannando i vetri o coprendoli con dei giornali; con il motorino invece, si trova uno spiazzetto, lontano da occhi indiscreti, e lo si fa…sdraiati sul plaid.
L’idea di viaggiare non mi abbandonò, VIENI IN MARINA GIRERAI IL MONDO, ECCOMI!
Mio padre acconsentì, mia madre molto ostile nella mia scelta in quanto lasciavo un lavoro a due passi da casa.
Il 20 agosto 1968, in una squallida carrozza con sedili in legno, mi svegliai a Taranto con i pantaloni bagnati e appiccicosi, ultimo orgasmo prima del letargo a causa del bromuro nel latte e le conferenze di don Emilio sulle malattie veneree “su da bravo, esci che sevi fare solo la pipì”, così era ridotto il pipino.
Inutile accennare all’ imponente presenza di un alpino, notata da tutti e grazie a lui iniziai con il vizio del fumo.
Momenti brutti alla Scuole; forse perché dimenticati, non affiorano alla mia mente. Anzi, penso di essere stato un allievo modello; contrariamente al buon Mastriani, sempre col fardello alle assemblee serali, ho avuto tre giorni di c.p.s. nel secondo anno perché il caro Mimmo Variale mi riempì lo stipetto nella cambusa (deposito cromatina) di capo Panzanini, con cibarie. A Caserta, i primi giorni di c.p.r. per aver mandato a quel paese un sergente; a Catania una sfilza di ridicoli rapporti avuti da marescialloni mafiosi, per aver fatto notare il magna magna del capo gamella; a bordo, infine, ho rischiato di finire sotto processo per aver mandato a quel paese un ufficiale stuetico tarantino, al quale avevo fregato la donna ad una festa di bordo a Venezia.
Morale: sei anni trascorsi sempre col pensiero fisso in testa: “la boccuccia del babbo natale di Moreno”.
Il mondo con le navi Bergamini e Margottini l’ho visto pochino e, tutto sommato, un’ esperienza utile che ricordo con piacere, soprattutto le belle amicizie delle Scuole CEMM, fino al congedo.
Sposato nel 1976, ho iniziato a girare il mondo per lavoro e guadagnare soldi per la casa; una figlia nel 1977 e un figlio nel 1979; chiaramente felicemente sposato in quanto la moglie la vedevo raramente.
Mia figlia, a conoscenza delle mie avventure pre-matrimoniali, mi chiese un giorno: “Papi, ma le tue avventure post matrimonio, quando me le racconti?” Figliuzza mia, quelle solo quando mamma sarà del tutto rincoglionita e non potrà più reagire.
Un forte abbraccio a tutti i fratelli del mitico corso EM68 e un bacione con slinguazzata al babbo natale di Moreno.

 Felix (Felice Adobati), da Bergamo

timone

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