Come detto in un altro scritto, subito dopo che Nave Audace prese la bandiera di combattimento a Trieste, io prima andai in licenza e poi fui trasferito a Maridepocar La Spezia in attesa di congedo.
Tutto bene direte voi. No. Non è così. Perché?
La faccenda era cominciata almeno un anno prima. Infatti, durante una delle numerose soste a Napoli insieme al fratello Miranda Raffaele eravamo andati alla “duchesca” (famoso rione napoletano con annesso mercatino del tutto, perché ci si trovava proprio di tutto) ed io con la sua consulenza in dialetto napoletano comprai un’autoradio molto all’avanguardia per quei tempi.
Era un Autovox serie Melody. Una chicca.
Appena arrivato a casa, lo installai sulla famosa Fiat 500 L giallo Tahiti e, come usava allora, facevo lo strafigo mostrando la radio e facendola sentire a destra e a manca.
Io ero un’anima candida. Ma altri no.
Una mattina andai a pendere la macchina, ma il posto era vuoto.
Azz. mi avevano fregato il mezzo di locomozione.
Incazzatissimo andai dai Carabinieri, dalla Polizia e anche dagli spazzini per denunciare il furto.
Dopo dieci giorni la macchina fu ritrovata, indenne, a Marina di Pisa. Fui chiamato dalla Polizia e andai a riprenderla.
Indenne lo era per tante cose, ma mancavano la radio, tutta la collezione di cassette dei Beatles, una macchina fotografica Kodak Istamatic e con mio immenso stupore la tessera vestiario della Marina.
A cosa gli servisse la tessera vestiario non l’ho mai capito, però più tardi capii cosa serviva a me.
Mi serviva perché a scadenze temporali precise, avevamo diritto a ritirare nuovi capi di vestiario. Tra le altre cose io avevo bisogno delle scarpe, ma quando andai dal furiere addetto, questo mi disse “senza tessera vestiario non ti posso dare nulla”.
Fu inutile insistere e visto che ero vicino al congedo decisi di andare in un negozio a comprarle. Ma nel 1974 le scarpe di foggia militare non è che si trovassero facilmente nel mercato esterno.
E chi le voleva?
Girai parecchio e la cosa più simile che trovai furono un paio di stivaletti neri, lisci e molto sobri.
Ma erano stivaletti.
Così un giorno, mentre giravo per La Spezia, incontro la ronda. La comandava un Secondo Capo molto incazzoso e vide subito gli stivaletti. Mi disse “Sergente le devo fare rapporto”. Io gli spiegai la situazione ma non volle sentire ragione.
Ovviamente la mattina dopo fui chiamato a rapporto dal Comandante di Maridepocar. Solita ramanzina, seguita dalle mie spiegazioni e alla fine mi disse” a me non importa nulla di quello che le è successo, io le ordino di essere qui tra un’ora con le scarpe d’ordinanza”.
Comandante, dissi io, se non le posso avere legalmente perché manca la tessera, l’unico modo è rubarle a qualche collega. Mi autorizza?
Non voglio sapere né come né perché, disse lui, si presenti con le scarpe giuste.
Appena uscii dal suo ufficio, cominciai a girare i vari corridoi, camerate, locali vari nella speranza di trovare qualcosa o qualcuno che mi aiutasse a risolvere il problema.
Dopo tanti tentativi inutili, dietro a un angolo vedo un paio di scarpe abbandonate. Le tiro su e vedo che sono taglia quarantasei. Le rigiro e sotto… sono bucate. Penso che faccio? io calzo il quarantuno!!!! Ci penso tre secondi poi prendo le scarpe, vado al mio alloggio, gli dò una lucidata superficiale, mi tolgo gli stivaletti e indosso quelle trovate.
Avete presente uno dei personaggi dei fumetti di Topolino. Ecco adesso io ero diventato come Pippo. Avevo le scarpe lunghe un Km.
Senza perdere tempo, ciuf, plof, cief, attento a non incappare nei miei stesi piedi, tornai all’ufficio del Comandante e gli feci vedere le scarpe d’ordinanza che avevo recuperato.
Quando vide la scena, a stento trattenne la risata e bonariamente mi mandò via dicendo ” Sergente faccia in modo che non succeda più”.
E io pesai ” certo che non succederà più, tra pochi giorni vado in congedo…….”
Moreno Quartieri
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