Due sbornie colossali

La data non ma la ricordo assolutamente. Mi ricordo che al rientro da un’esercitazione nell’Egeo, l’Intrepido face tappa a Taranto. Quel giorno andai in franchigia insieme al Sgt.Em67 Leonardo Guerri (anche lui carrarino come me). Dopo avere gironzolato senza meta per la città, arrivò l’ora di andare a cena. Il caso volle che scegliessimo un piccolo locale di Taranto vecchia. Forse ci aspettava il fato. Dopo pochi minuti vediamo entrare un aviere di stanza a Grottaglie. Ci chiede se si può sedere con noi, lo facciamo accomodare e mentre si mangiava, chiacchierammo allegramente. A un certo punto si cominciò a discutere su chi tra noi sopporta meglio il vino. Uno la sparava grossa di qua, l’altro rispondeva con esagerazioni di là. E’ finita che l’oste, bottiglione in mano, versava il vino nei bicchieri da birra che avevamo sul tavolo, noi al tre s’ingurgitava tutto il vino ed eravamo pronti per la prova successiva. A quattro bicchieri fini il mio controllo. Degli altri non ho mai ricordato nulla. So solo che dopo averci fatto pagare, ci trovammo sbattuti fuori tutti e tre ubriachi come delle tegole. Non ho mai ricostruito il percorso fatto per tornare sulla nave. Non so da dove siamo passati, però rientrammo e non ci furono conseguenze.
Sempre durante l’imbarco su Nave Intrepido io e Giancarlo Montin decidemmo di fare insieme una licenza estiva in campeggio. Dopo avere acquistato tutto il necessario (tenda canadese due posti, fornellino per cucinare, sacchi a pelo ecc. ecc.) lui parte in treno e va a casa. Il giorno dopo io parto con la mitica 500 L giallo Tahiti e lo raggiungo. Ultimiamo i preparativi e poi si parte con la mitica per un campeggio sul lago di Caldonazzo vicino a Trento. Arriviamo, montiamo la tenda (imbranati come due sorci) e poi cominciamo a guardare in giro. Che si cercava? Ragazze!!!. Fummo abbastanza fortunati perché trovammo subito. Tra gitarelle e altre amenità che non sto e raccontare, passammo una bellissima licenza. Ma ci fu un fatto che mi colpi molto. Anche se era estate, lassù facevano uso di grappa come se fosse acqua. Tutti, di conseguenza anche le ragazze con le quali uscivano. Fui costretto a scoprire la grappa Nardini.
Ne bevvi e ne ribevvi in loro compagnia. I tempi stringevano e la licenza era agli sgoccioli, così con tanto dispiacere dovetti rientrare a La Spezia con il ricordo della ragazza e della grappa. Qualche sera dopo essere rientrati, non mi ricordo chi propose di andare a mangiare il “riso al telefono”. Ci andai più per curiosità che per altro. Non capivo di che si trattava. Poi ho scoperto che il riso è comunque riso e che il telefono è un’ottima varietà di piselli. Eravamo in quattro e già a cena del vino sul tavolo ne era passato. Io nostalgico della ragazza associata alla grappa, a fine pranzo ordinai quattro grappe bianche con l’intenzione di avere quella giusta. Macché, ci portarono la grappa Inverno, non avevano l’altra. Eravamo già alticci ed io non ero per nulla contento di avere bevuto quella grappa. Al prossimo bar entriamo e ordiniamo altre quattro grappe bianche. Nulla, anche questa volta non era quella giusta.
Per farla breve si ripassarono quattro bar, si beveva ma non la grappa giusta. Arrivati all’ultimo, tra i fumi dell’alcool vedo la bottiglia di grappa che m’interessava e dico al barista: ci dia quella bottiglia e quattro bicchieri. La scolammo tutta… e poi reggendoci a vicenda si rientrò sulla Nave. Il problema principale fu azzeccare la passerella, al corpo di guardia c’erano amici per cui tutto andò liscio. Ero consapevole di essere molto sbronzo ma gli effetti li sentii appena arrivato nel locale dove si dormiva. Sarà stato il caldo interno della nave, sarà che ubriaco in quel modo non lo ero mai stato, fatto sta che appena arrivato vomitai tutto sul pavimento che era di linoleum azzurro con striscine bianche. Come succede a bordo, puoi fare quello che ti pare ma poi pulisci. Quando fui in grado di pulire mi accorsi che nel raggio della raccata il linoleum aveva cambiato colore: era bianco immacolato e granuloso. Per almeno dieci anni non ho più potuto nemmeno sentire l’odore della grappa.

 Moreno Quartieri

timone

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