Quest’anno l’impegno di raccontare l’avventura della trasferta tarantina è toccata a Dario
Ecco di seguito il racconto
Parto alle 02,20 da casa per un rendez-vous all’uscita di Versilia alle ore 06,30. I Pink Floyd mi tengono compagnia fino a Genova. Sul display dopo le prime gallerie appare la scritta che c’è l’uscita obbligatoria a Genova Aeroporto. E infatti prendo quell’uscita dopo aver letto che per Livorno occorre rientrare in autostrada a Genova Ovest. Giunto davanti al terminal ( non l’avevo mai visto) seguo le indicazioni per Genova Ovest- Livorno, ma, sorpresa, l’uscita che debbo prendere è chiusa. Ormai debbo obbligatoriamente prendere l’unica via aperta per poi uscire a Pegli. Bellissimo giro turistico della cittadina, di notte, cominciando a smoccolare per l’imprevisto. Rientro in autostrada rifaccio il giro e penso: “ vuoi vedere che mi sono sbagliato e non ho visto l’ingresso giusto?” Rifaccio l’ennesimo giro e mi ritrovo di nuovo a Genova Aeroporto. Quant’è bello. Ritorno sull’Autostrada e questa volta mi dirigo verso Ventimiglia. Esco a Arenzano sperando di trovare qualcuno al casello. Alta tecnologia, neanche un essere umano. Poi quando ho terminato di dire la prima parte del rosario vedo un casellante che assonnato esce dal cesso. Gli domando qual’è la strada per Livorno e mi dice:” deve prendere l’uscita per Genova Ovest , io abito a Pegli e la faccio tutti i giorni”. Ribatto ” l’uscita è chiusa” e lui “si, lo so , la riaprono alle 06,00″. Mi scappa un ” complimenti per la splendida gestione del tratto, so che non è colpa sua, ma come minimo un “Vaffanculo” è d’obbligo. Annuisce sorridendo e mi invita a tornare indietro che nel frattempo è stata riaperta.
Finisco il rosario ripetendo qualche salmo e penso tra me e me “cominciamo bene”.
Con il nuovo telefonino acquistato da pochi giorni ( su invito di Mauro) pianto tanto di quel casino che sveglio alle 6 di mattina quasi tutti i contatti in rubrica. Mentre armeggio sul visore l’infernale aggeggio squilla ( per inciso la musica è la Ritirata).
Comunque dall’arrivo in Versilia con tre quarti d’ora in anticipo prefissato giungo con tre quarti d’ora in ritardo. All’uscita dal casello Gianni e Moreno mi stanno aspettando per scortarmi a casa del Capo. Il tempo di caricare sulla mia turbinosa vestiario e cose varie che ci mettiamo per strada. Già all’arrivo Gianni ha guardato la mia vettura con occhi sospetti e quando eravamo ormai giunti a Pisa ha fortemente voluto tornare indietro per cambiare macchina con la sua non sentendosi tranquillo. Piuttosto di avere un compagno di viaggio in apprensione lo abbiamo accontentato.
Il viaggio s’è svolto serenamente e siamo giunti in quel di Lizzano con un po’ di ritardo, trovandoci colà Silvana e Giancarlo, mentre Maria Grazia, Manuela, Graziella con i rispettivi consorti stavano visitando Matera con un acquazzone pronto a fornire acqua ai visitatori. Giunti anch’essi al B&B abbiamo atteso l’arrivo di Paolo e Michele. Cena parca e poi a nanna.
Notte di sonno profondo e l’indomani mattina partenza per Mariscuola.
Come sempre arriviamo quando il piazzale trabocca di gente. Sparsi come non mai attendiamo l’inizio della cerimonia che ci impegna, a nome degli EM68 tutti, a compiere l’ennesima donazione per rinfrescare una bella e condivisa amicizia.
Il donante, Gianni, ha svolto il suo compitino con precisione e ormai il gesto del dono rappresenta un semplice cerimonia contornata però da una cornice di uniformi bianche che rendono splendidamente luminosa la giornata. Usciti dal comprensorio della Scuola siamo stati salutati militarmente dal Corpo di Guardia, quasi a dimostrare che ormai siamo un’istituzione. Il tempo di tornare al B&B per cambiarci, consumare lungo la strada uno spuntino e arrivare alla nuova base per visitare il Cavour. Accolti come sempre con simpatia e rispetto, siamo stati invitati in sala briefing dove con slides accompagnate da descrizioni da un T.V. e dal saluto del Comandante ci hanno messi a nostro agio. La susseguente visita in vari punti della nave ci ha fatto passare il tempo in una maniera stramaledettamente veloce.
Il tempo di uscire dalla base e ci siamo recati al rendez vous con i Comandanti Longhi e Alfieri al bar predestinato. Splendidi momenti di discussioni serie e istanti goliardici. Possiamo affermare che conoscere due persone così non fa che renderci ancora più legati. Danilo (Longhi n.d.r.) si è reso interessato ad un incontro in Piemonte nel periodo di tartufi. Chissà. E chissà che Roberto (Alfieri n.d.r.) non si unisca alla comitiva. Poi, con la solita capacità di complicarci la vita, non avvertiamo il B&B del nostro desiderio di cenare e consumiamo qualcosa a Pulsano, Mangiamo male quasi tutti, in compenso però, abbiamo occasione di scambiare giusto due parole con Capo Latorre che cenava nel nostro stesso luogo. Ho subito notato che l’ictus che l’ha colpito, purtroppo, ha lasciato in lui dei segni che in cuor nostro speriamo si risolvano nel più breve tempo possibile. Poi, come se avessimo scalato un monte, ci siamo fondati a Lizzano per andare a dormire rimandando all’indomani i saluti e gli abbracci del momentaneo commiato.
Contrariamente al solito, un po’ d’invidia l’ho provata pensando che i fratelli rimasti prolungano la vacanza. Tutti però ci siamo ritrovati al mattino per abbracciarci e quindi anche coloro che normalmente amano il sonno si sono alzati per salutarci e augurarci un buon viaggio di ritorno.
Sulla strada del ritorno, Moreno e Gianni hanno chiacchierato per tutto il viaggio. Personalmente ho partecipato ai dialoghi quando inevitabilmente si parlava del gruppo mentre bozzavo a più riprese. Effettivamente il viaggio stanca molto, anche senza guidare, ma ciò che ha tenuto alto il mio morale è che nonostante gli impegni il nocciolo duro trova sempre uno spazio per dedicarsi ai Frà. Abbiamo iniziato un abbozzo di progetto per il cinquantennale, al quale ci dedicheremo intensamente prossimamente. Contiamo di invogliare i desaparecidos nell’ottica della voglia di riunirsi e io ho addirittura proposto che, se gli EM68 non sono in un numero cospicuo, nulla ci vieta di interessare altre categorie per dimostrare una volta di più che una piccola parte della nostra gioventù non è stata sprecata e che molto dobbiamo a quei pochi anni vissuti intensamente. A tutti vada il mio abbraccio, ai presenti che considero forse più che fratelli, alle compagne che seguono i propri uomini quasi a compenetrarsi con essi e a coloro che per impegni veri o presunti non erano con noi.
Viva gli EM68.
Dario Bilotti
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