Cronaca di un meraviglioso, divertente, rilassante per la mente, stancante per il fisico, ma appagante incontro con alcuni Fratelli e acquisite Sorelle
Giunti alla spicciolata e in orari diversi, dopo un intersecarsi di telefonate, come una riedizione di un obsoleto centralino SIP, ci siamo riuniti nel Convento delle Suore Teresiane sito in Ripatransone, su interessamento dell’ unica personalità in vita di chiara fama dell’intero circondario, il nostro Roberto Bertolotti detto Bibi, infatti con il cognome non lo conosce nessuno, ma basta usare il vezzeggiativo che si aprono tutte le porte. Dopo la sistemazione nelle camere (qualche disguido c’è stato in verità, ma risolto velocemente) stanchi per il viaggio ci siamo accontentati di un aperitivo, di una passeggiata e della cena in convento per poi, per dirlo in onore del partenopeo Aldo, “simme gghiuti a cuccà”. La sveglia mattinale, senza tromba, ci ha trovati pronti o quasi per recarci ad Ascoli per una visita programmata da tempo. Ad aspettarci Sara Giorgi, la guida ingaggiata da Bibi, che per motivi a noi ignoti ha deciso di lasciare altri gruppi di turisti per accompagnare noi. Non sarebbe male pensare che non saremo i migliori ma possiamo avere la presunzione di credere di essere almeno interessanti. E questo senza conoscerci. Mi piacerebbe costruire una similitudine tra le tante elogiate olive ascolane e la nostra “Cicerona”. Brevemente ma ci provo. Le olive di cui prima hanno potere antiossidante e infatti vedendo la Sara capita di dimenticarsi la ruggine dell’età; antinfiammatoria e infatti passano i dolori articolari dovendo inseguirla per ascoltare ciò che racconta; per lo stesso motivo camminando si fa sport e il colesterolo si scioglie; la pressione? No, questa no, non cala, anzi sale; l’oliva ha poche calorie grassi carboidrati quindi mantengono giovani e come pensare, almeno con la testa e l’immaginazione, che lei non ci renda tali? Scherzi a parte, siamo abituati a seguire spiegazioni da guide che parlano come libri stampati, qui invece l’intercalare con racconti di vita privata, di un papà marinaio, di ricordi scolastici, del proprio valore di esperta conoscitrice di storia antica rende umano il libro. Velocemente abbiamo visitato i siti più importanti, alcuni dei quali non hanno reso piena soddisfazione in quanto occupati da un mercatino dell’antiquariato che comunque ha stuzzicato alcuni portafogli dei nostri. Purtroppo la visita siamo stati costretti a interromperla per mancanza di tempo, ma non posso esimermi dal fare un sunto di quanto visto. Se viene accettato il goliardico latino maccheronico, mi venga concessa la possibilità di raccontare un brevissimo riassunto della visita ad Ascoli in un italiano “volgare” altrettanto maccheronico. Quando a terram sunt, li marinari post periglioso itinerarius su incognito tragittum, se trovant primum Damigella Sara d’Ascoli che mena loro in cittade sovra senterus pestatum de homine picensis, inter vestigia historicae. Indi mirare ser Malaspina sine penis sed mostratus publico ludibrio eius longo penis su pica campanilis iglesia et mirare Sancto Emidius protectore de pestilenza et movimentum terram et conoscire Sixtus v cum pelo tributum vinum per erigende iglesiae. Se non si capisce peggio per chi legge e non sa cosa abbiamo visto. Ed eccoci sulla via del ritorno sino a raggiungere il ristorante per gozzovigliare a base di carne. Abbiamo dato il meglio di noi stessi, infatti siamo usciti per ultimi alzandoci da tavola alle 17. Satolli ma non prossimi all’esplosione raggiunto il convento, dopo una breve sosta in camera, una passeggiata fortificante e digestiva, un aperitivo a rieccoci a tavola per una cena a base di pesce. Qualcuno si è lamentato per il fatto che non ci si può sedere a tavola dopo così poche ore dal pranzo, ma da come si è svolta la suddetta cena forse era una scusa per darsi un tono da morigerato. E’ stato spazzolato tutto. E arriva la domenica mattina. Il grosso del gruppo termina il permesso domenicale e torna a casa. Baci e abbracci si sprecano, è stato bello ritrovarsi in un numero cospicuo, rende bene l’idea di cosa vuol dire ricordare momenti vissuti insieme, tanto da coinvolgere anche chi non ha la nostra storia di vita comune. Il resto dell’incontro si è sviluppato a tappe, in sette a Grottammare, in cinque a Grottammare Alta e solo uno sparuto trio è rimasto per andare a Civitella sul Tronto che anche senza guida turistica ha il meglio dal fratello Michele che si è dimostrato ottimo Cicerone. Ma anche per gli ultimi la mestizia è stata compagna alla partenza, aiutata dal tempo uggioso. Che dire, le Sorelle del convento sono state gentili e pazienti, l’ambiente è stato accogliente, la visita interessante e poi, non per ultima, la compagnia ci ha permesso di rinsaldare una amicizia ultra cinquantennale… e cosa si vuole di più. Certo che giudicare Marche e Abruzzo in così pochi giorni sarebbe un delitto. Personalmente, ma so che è una impressione condivisa, si è notata la religiosità dei luoghi, i borghi bellissimi che escono dalla storia del Medio Evo con tutta la loro vetusta bellezza, a cominciare da Ripatransone che ci ha ospitati; le colline multicolori, i monti lontani e il mare che brilla al sole e che si incupisce appena le nuvole lo sovrastano, come un corollario di beltà pronta ad essere ammirata. Il silenzio e la tranquillità erano quasi palpabili e addirittura la poca pioggia caduta in quei giorni ha accentuato il senso di pace che mi ha pervaso. Grazie Bibi e Anna, Michele e Giovanna, Mauro e Manuela, Giovanni e Maria, Rino e Maria Grazia, Armando e Angela, Lucio e Graziella, Lucio e Daniela, Angelo e Patrizia, Paolo e Tiziana, Gianfranco e il figlio Marino, Vincenzo, Aldo e Sergio. Personalmente sono contento che nonostante qualche leggero disguido tutto si sia svolto con allegria e amicizia. Che sia un impulso per una esperienza da ripetere.
Al prossimo raduno.
Dario Bilotti
Foto del raduno
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