Bilotti Dario

Papà’, voglio andare in Marina.
Si lo so, me lo hai già detto.
Papà voglio andarci subito.
Ma non avevi deciso di diplomarti e poi fare domanda per l’accademia?
Si, ma quest’anno i risultati di scuola saranno a dir poco disastrosi e quindi ho deciso di arruolarmi subito.
Non pensi che mamma abbia qualcosa da dire?
Si e’ per questo che l’ho detto prima a te, so che mi darai una mano.
Fu questo, grosso modo, il discorso fatto a mio padre ed il 6 settembre del ’68 mi ritrovai a Taranto (stuedik town. ndr).
Dopo un viaggio notturno spaventosamente lungo, terribile, insonne per l’eccitazione e la paura, ma consapevole che era un’avventura da vivere, mi ritrovai assieme ad altri giovanotti imberbi e spaventati su un piazzale polveroso. Tutto ciò che è successo nelle prime ore lo ricordo vagamente se non qualche flash (tipo gli allievi della seconda classe che immatricolavano tutto il vestiario), ma l’unica cosa certa era l’estrema curiosità di scoprire come le cose si sarebbero evolute.
Imparai presto che sfuggire ad una realtà scolastica non sempre è appagante visto che l’istruzione si presentò’ subito alquanto dura per chi voglia di studiare non ne aveva mai avuta. Gli esami non finivamo mai, ma riuscii a resistere, ed il primo anno scivolò via abbastanza velocemente, con alti e bassi, ma convintissimo del passo fatto.
E cosi iniziò il secondo anno, le amicizie si consolidarono, presi atto della situazione che stavo vivendo e cercai di creare intorno a me una campana fatta di simpatia e benevolenza che sarebbe tornata utile nel futuro e non solo immediato. Beh, spero ora che il frutto di questa attesa ultra trentennale dia i suoi risultati nel futuro prossimo.
Spesso mi sono chiesto cosa mi ha fatto resistere a Mariscuole in un ambiente molto diverso da quello, tutto sommato, relativamente tranquillo e senza pensieri dello studente liceale. Penso che la mia voglia di indipendenza fosse tanto grande quanto la voglia di scoprire fino a che punto potevo spingermi prima di ammettere di essermi sbagliato. Questo non è avvenuto e debbo dire che il primo a stupirsene sono stato io.
Ho avuto dei momenti di sconforto e di pianto, debbo ammetterlo, quando non riuscendo a tenere il passo marciando sono stato strattonato in modo brutale dall’istruttore, ma dopo un vaff… detto a denti stretti, anzi solo pensato, sono stato pronto a ricominciare; mi sono sentito spesso una nullità non riuscendo a fare cose semplici mentre i miei compagni le facevano con estrema naturalezza, anche qui ho scoperto doti da “bonzo” sopportando eroicamente figure di merda. Sarà la tipica indolenza del marinaio? Probabilmente sono nato per fare questa vita, anche se le cose sono cambiate negli anni successivi tanto da congedarmi per amore (come Lucio da Sacile panciuto eroe).
A presto ragazzi.

Dario viso Dario Bilotti, Racconigi (CN)

timone

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