Ero in licenza a Napoli, nel marzo del ’74 quando mi arrivò dalla nave Umberto Grosso, un telegramma con il quale mi comunicarono che dovevo rientrare subito a bordo perché era arrivato, da Maripers Roma un F.O.M, in cui era annunciato il mio sbarco da quella nave.
“Chissà dove mi sbatteranno” mi chiesi perplesso. In fondo mi dispiaceva lasciare il Grosso dopo circa quattro anni d’imbarco, anche perché avevo quasi deciso di congedarmi alla fine di quell’anno.
Con enorme sorpresa appurai che la nuova destinazione erano le Scuole CEMM di La Maddalena, in qualità di sottufficiale inquadratore!
Mi rassegnai ai voleri della Marina e affrontai il lungo viaggio, Augusta & La Maddalena, con il proposito di fermarmi qualche oretta a Napoli, cosa che feci ovviamente. E che viaggio! Tre treni: Augusta-Napoli; Napoli-Roma; Roma-Civitavecchia. E poi tre traghetti: quello sullo stretto di Messina; il Civitavecchia-Olbia e il Palau-La Maddalena. E infine due corriere: Olbia-Palau e La Maddalena-Scuole CEMM. Insomma un viaggio che non potevi fare assolutamente in divisa, né pensare di essere puntuale.
Infatti giunsi alle Scuole CEMM in borghese e con un giorno di ritardo. Mi avevano dato per disperso. Dunque, per una doppia punizione (ritardo e abiti in borghese), iniziai la mia avventura in terra sarda con sette giorni di arresti di rigore!
Non meno fortunato di me fu il fratello Michele Maruccia; il seguente episodio me lo raccontò durante il raduno di Marinella di Sarzana.
Nel dicembre del 1971 partì in macchina da Maristaeli Catania, per la licenza ordinaria. Ebbe un brutto incidente, durante il lungo viaggio, che lo costrinse a portare il gesso per otto mesi. Ovviamente perse la destinazione, e al termine della convalescenza, come da prassi, raggiunse il Maridist più vicino alla sua città natia Giulianova, e che era Ancona. A causa del terremoto che aveva colpito la città dorica in quell’anno 1972, la sede di Maridist era stata spostata dalla terraferma alla nave d’appoggio Bafile.
Il buon Michele si apprestò a raggiungere la nuova destinazione in borghese, e non poteva fare altrimenti per due ragioni: la divisa, nell’incidente, si era sfasciata come la sua macchina; e poi seppure l’avesse recuperata, a fare il viaggio Giulianova-Ancona, nel mese di agosto, in tenuta ordinaria invernale, non era troppo indicato; onde per cui si presentò nei pressi della nave Bafile in borghese.
Per sua sfortuna, quella nave era dotata di sue passerelle d’imbarco, una per gli ufficiali e una per i sottufficiali e la truppa; e lui scelse quella sbagliata, e fu accolto, dal personale di guardia sull’attenti, da un fischio ‘uno alla banda’ e l’aiutante maggiore gli diede un “benvenuto a bordo signor tenente”! (evidentemente era atteso un ufficiale).
Michele rispose “ci deve essere un equivoco, io sono un sergente!”
Grosso scandalo; ma sicuramente l’aiutante maggiore se la prese non tanto perché Michele era in borghese, quanto per aver fatto gli onori ad un misero sergente.
Fortuna che a bordo di quella nave c’era un comandante in seconda ragionevole, che capì le ragioni di Michele, e l’incidente si risolse senza conseguenze disciplinari per lui.
Scrive Rosario Mastriani per sé e per Michele Maruccia
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