La sesta storia è di Lucio Caruso, ma a scriverla è stato Rosario Mastriani, al quale l’ha raccontata domenica 4 giugno 2006, durante il ritorno dal raduno di Giulianova. L’ha narrata in due tempi: prima mentre sorbivamo un aperitivo nella bella Piazza della Basilica di Loreto e poi, tra un gambero e un calamaro, mentre eravamo seduti al tavolo di un ristorante di Numana, una splendida località sull’Adriatico, nei pressi di Ancona. Certamente un po’ di pigrizia ( e si vede dal pancione che ha!) è stata la causa per cui il fratello Lucio non ha voluto impegnarsi a scrivere la sua storia e ne ha dato l’incarico a me. La sottopongo all’attenzione di tutti i fratelli e in particolar modo del suo autore Lucio che è libero di correggerla, se la memoria mi ha tradito, o di aggiungerci qualcosa che a me è sfuggita. Lucio Caruso è nato a Caneva (Pordenone), ma suo padre era originario di Taurianova, una cittadina calabrese della provincia di Reggio Calabria. E al padre, Lucio, è stato sempre grato della scelta di vita fatta, cioè quella di emigrare al Nord, per creare un avvenire a lui e alla famiglia, che formò sposando poi una donna del Friuli e da quella unione, nel 1950, nacque Lucio. Nel 1966 a sedici anni, spirito ribelle, stanco della vita condotta fino allora, abbandonò la scuola, era al secondo anno di ragioneria, e decise di arruolarsi in Marina, per fare qualcosa di diverso. E in un caldo giorno d’ agosto s’imbarcò sul treno che doveva portarlo al Sud. Ma quel viaggio non durò a lungo: alla stazione successiva a quella di partenza, scese dal treno e fece ritorno a casa! Evidentemente non si sentiva ancora pronto per cominciare l’avventura in Marina, o forse inconsciamente si sentiva un Em68. E così aspettò altri due anni, e per lui arrivò poi il 18 agosto ’68. Questa volta il viaggio lo fece tutto; e arrivò a Taranto in una torrida giornata di agosto. L’impatto non fu piacevole, oltre alla stanchezza del lungo viaggio e al caldo, si imbatté, fuori della stazione ferroviaria della città dei due mari, in un uomo in divisa bianca che gridava come un ossesso, contro uno sparuto gruppi di ragazzini, aspiranti volontari: «Tu vieni qua!… tu vai là!…» e i ragazzini, terrorizzati, obbedivano. Ma lui Lucio, diciottenne ribelle era di ben altra stoffa e mandò l’ uomo in divisa a quel paese, e questi, esterrefatto, gli chiese « ma tu non sei un aspirante volontario?» E Lucio rispose di no, che si trovava lì in vacanza. E l’ uomo in divisa gli chiese scusa. Raccolta la valigia, se ne andò in giro per Taranto; pranzò in un ristorante e nel pomeriggio con comodo si presentò alle Scuole C.E.M.M. Forse non ritornò a casa, per non affrontare di nuovo quel lungo viaggio. Fortuna sua che alle Scuole non incontrò l’ uomo in divisa bianca che lo aveva accolto alla stazione. E quel 18 agosto 1968, iniziò la sua avventura di Em68, e gli affibbiarono la matricola 68VO142T.
Dopo i due anni di Scuole C.E.M.M. lo imbarcarono sulla Nave Intrepido per 4 mesi e poi sull’Impavido fino all’estate dell’anno 1973; infine sull’ Audace fino al congedo d’autorità. Infatti lasciò la Marina prima dei sei anni di ferma, poiché si sposò prima dell’età prevista dal regolamento militare. I superiori gli proposero di tenere la cosa nascosta, in tal modo poteva continuare la carriera, al che il buon Lucio, che si era stancato di quella vita, rispose senza mezzi termini « ma siete impazziti? io mi sono sposato proprio per congedarmi prima!». Si era sposato con Graziella, una ragazza veneta conosciuta per… corrispondenza. La sorella di Graziella aveva messo un annuncio su un giornale dell’epoca che si chiamava “Giovani” dove comunicava che faceva raccolta di cartoline. L’annuncio venne letto da Montin, altro EM68, incuriosito dal fatto che quell’ annuncio veniva da un paesino distante pochi km da casa sua, e discutendone con Lucio, col quale aveva programmato di trascorrere insieme, alcuni giorni di vacanza estiva prima dell’imbarco, decisero di fermarsi a San Bellino per conoscerla. Cominciarono con lo scambiarsi le cartoline, per finire poi con lo scambiarsi l’anello nuziale! Dalla loro unione nacque un solo figlio, Denis. Dopo il congedo dalla Marina, Lucio tentò il lavoro come dipendente, ma evidentemente il suo carattere sempre ribelle, si adattava di più a d un lavoro autonomo, e così dopo varie esperienze, oggi è inserito con profitto, aiutato da Graziella, nel campo delle macchine elettromedicali. L’amore per il mare non lo ha abbandonato, possiede una barca che gli è di alternativa al camper; e nonostante un po’ di pigrizia, riesce a trovare sempre con piacere, un po’ di tempo per stare insieme ai suoi vecchi fratelli Em68, come ha fatto nel raduno di Giulianova e come farà nei prossimi che organizzeremo.
Rosario Mastriani per Lucio Caruso, S. Bellino (RO)
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