Anche quest’anno ho l’incarico di raccontare la trasferta tarantina in maniera breve e concisa, affinché non diventi tediosa o susciti invidia per non essere stati presenti.
Del mio viaggio fino a La Spezia non importa niente a nessuno, ma da quel momento in poi la cosa diventa cronaca. Caricati Moreno e Mauro con bagagli vari alle loro abitazioni, cambiando idea, abbiamo scelto di passare dal napoletano e la cosa si è dimostrata veloce e senza intoppi perché abbiamo scoperto che l’ammiraglia su cui si viaggiava non aveva bisogno di nessun genere di navigatore visto che conosce la strada perfettamente. Al nostro invito ” vai Kit ” è partita ed ai conducenti non è rimasto altro che evitare le buche. Questo ci ha permesso di disquisire su quanto si stava svolgendo con i relativi approfondimenti di situazioni che via via si presentano.
Abbiamo parlato seriamente e serenamente di dissociazioni e di malintesi (che si possono risolvere parlando), di quanto succede in Italia e soprattutto di quanto bisogna essere capaci per gestire un circolo sottufficiali, giungendo alla conclusione che a Taranto l’incapacità o uno scopo recondito, finirà per farlo chiudere.
In men che non si dica, raggiungiamo Taranto. Dopo una telefonata a Danilo CV Longhi lo abbiamo raggiunto al suo comando e abbiamo scambiato giusto quattro chiacchiere invitandolo alla cena dell’indomani in quel di Palagiano, invito da lui gradito, ma al quale ha dovuto rispondere negativamente in quanto problemi in famiglia glielo impedivano. Presi i contatti con i fratelli già giunti, ci siamo recati all’albergo che Mauro aveva prenotato in quel di Pulsano, SUD HOTEL, che è costato come il circolo, ma senza legami di alcuna sorta. Non è risultato il massimo ma l’ospitalità nasconde le magagne. Attesi i fratelli che alloggiavano chi all’Hotel Etra chi in un B&B a Taranto etc., ci siamo recati alla pizzeria vicino all’hotel.
E abbiamo fatto la conta. Mimmo, Antonio, Rosario e consorte, Peppe, fratello acquisito e consorte, Lucio e consorte, Giancarlo e consorte, Paolo, Mauro, Rino, Moreno ed io. Undici, comunque un bel numero.
La notte a nanna e poi l’ingresso a Mariscuola. Mentre Moreno aspettava al corpo di guardia che Gianfranco e la moglie ci raggiungessero è giunta la notizia dell’attentato alla scuola di Brindisi lasciandoci tutti nello sconcerto vista che l’intera area delle scuole è stata in qualche modo blindata e i controlli sono stati più precisi. Dulcis in fundo il terremoto in Emilia ha messo in apprensione tutti i fratelli che abitano in zona. Fortunatamente non è successo nulla a nessuno. Meno male.
Questo non ci ha impedito di andare a vedere la teca che protegge la scultura e che sapientemente Moreno ha avuto l’idea di far costruire. Differentemente dall’anno scorso non ci è stato impedita la circolazione nel comprensorio. Buon segno.
(Aggiunto da Moreno): Ormai all’interno di Mariscuola Taranto siamo conosciuti. Basta dire “siamo del Gruppo EM68” che nessuno si azzarda a negarci nulla e si spalancano tutte le porte. Potenza del gruppo o riconoscimento di quello che abbiamo fatto e stiamo facendo?
Giunti sul campaccio si è subito notata la presenza di gazebo e di sedie sotto di essi nei settori degli ospiti, cosa mai successa, ma in compenso c’erano molte persone in meno ad assistere alla cerimonia.
Quando improvvisamente ad allietare la compagnia è giunto un bel viso sorridente, la sorellina Emanuela, come promesso, è venuta ad assistere assieme a noi la cerimonia. Purtroppo per noi perderemo la sua compagnia nei prossimi anni in quanto al marito verrà assegnata una nuova destinazione. Buona fortuna.
Il donante la sciabola, Rosario, si è comportato bene e aldilà delle battute dimostra comunque serietà e l’emozione seppur sentita è stata tenuta sotto controllo.
Come sempre i discorsi si sono sprecati e sfido chiunque a ricordare ciò che hanno detto i vari personaggi che si sono succeduti sul palco e che hanno avuto la parola.
Fortunatamente la banda e quel “LO GIURO” urlato dagli allievi hanno sicuramente dato un senso di appartenenza ad una grande famiglia.
Quest’anno abbiamo approfittato del buffet messo a disposizione degli ospiti e la cosa è stata appagante visto che il numero esiguo di persone invitate ha comportato il potersi avvicinare ai tavoli imbanditi. Dopo la foto di rito con il premiato davanti al monumento di L.Bezzi e alle nostre vecchie camerate, finalmente ristrutturate, siamo andati a cambiarci per salire a bordo del Granatiere per una visita. Siamo rimasti impressionati dall’accoglienza ricevuta, il comandante in seconda si è dimostrato simpaticissimo e ci ha chiamati colleghi, personalmente m’illudo che sia una frase partita dal cuore e non una frase di circostanza. Come sempre succede la visita dura il doppio di quanto stabilito e si crea subito un legame tra i componenti dell’equipaggio che si dimostra subito pronto ad assecondare i nostri piccoli desideri, tipo il vedere la centrale di tiro. Mi sembra che ad ognuno di noi una cosa, in particolare, svegli i ricordi sopiti: l’odore di bordo.
E’ come un viaggio a ritroso nel tempo, quando i nostri nasi ormai assuefatti non ci badavano, ma che appena ci si allontanava veniva a mancare.
Terminata la visita giunge alla conclusione anche la parte, diciamo istituzionale, del gruppo lasciando solo l’amicizia che ci lega. Purtroppo Gianfranco torna dai parenti in provincia di Lecce.
Durante la cena a Palagiano i discorsi si sono logicamente indirizzati sui vari aspetti del gruppo e si è giunti alla conclusione che, perché rimanga tale, occorre una frequentazione e non necessariamente fisica. Qualcuno ha definito terminato il progetto Em68, ma visto che si continua a portate avanti tutte le idee che si sviluppano, forse è il caso di pensare che chi lo pensa non ha la voglia di mettersi in gioco oppure non ha insito in se la giusta dose d’amicizia.
La cena si è svolta in allegria e con abbondanti piatti. Buona scelta.
Salutati Rosario, Peppe, Lucio, Antonio e Mimmo che la mattina sarebbero ripartiti per casa, siamo tornati a Pulsano a dormire. Un giorno in più in terra di Puglia ci aspetta. Moreno. Rino, Mauro ed io abbiamo deciso di andare a visitare le grotte di Castellana, mentre Giancarlo e Silvana hanno fatto una scappata a Gallipoli.
Bella la Puglia, ora che siamo borghesi. Un poco di preoccupazione l’abbiamo avuta non riuscendo a comunicare con Rosario e Mimmo mentre Lucio era tranquillamente giunto a casa. La sera stanchi ma sereni ci siamo ritrovati a Pulsano per una pizza.
E finalmente Rosario si è fatto vivo : telefonino completamente scarico. Buonanotte.
Dopo una bella notte, purtroppo è giunto il momento del ritorno e sapendo che il martedì dovevo tornare al lavoro mi sono fatto prendere dalla mestizia.
Il viaggio verso nord tra scherzi e lazzi e telefonate goliardiche con Giancarlo
è iniziato nel migliore dei modi tant’è che siamo giunti a Grottammare dove Bibi e Michele ci aspettavano per recarci a mangiare a Ripatransone.
Benché in ritardo (Giancarlo e chi se no), ci siamo recati in località Petrella dove abbiamo gustato antipasti a iosa, agnello con enorme appagamento dello stomaco di Paolo e fantastici arrosticini di cui mi sono abbuffato a sazietà.
Debbo ringraziare Bibi e Anna Maria a nome di tutti visto che hanno gentilmente offerto il pranzo.
Poi ….. la partenza definitiva. Nonostante il possesso di navigatori di ultima generazione abbiamo ascoltato, male, i consigli di Michele e abbiamo vagabondato per il centro Italia tra scrosci d’acqua, distributori gestiti da deficienti, camion rompiballe che sembravano godere alla vista della fila di vetture dietro loro.
Però anche attraverso il vetro e sotto la pioggia, l’Italia è bella.
Dopo il tanto viaggiare finalmente la meta, Capezzano Pianore, Pietrasanta e La Spezia. Montato sulla mia turbinosa alle 22,30 e dopo un viaggio allucinante mi sono messo sotto le coperte nell’umido Piemonte alle 3,30.
Felice per i bellissimi quattro giorni, triste perché finiti.
All’anno prossimo.
“SEMPER FRATRES”
Dario Bilotti
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