Dario Bilotti ci fa dono dell’antefatto del suo nuovo libro
Domenica 30 giugno apro il Museo con dieci minuti d’anticipo. Nel parcheggio c’è una bella signora più o meno della nostra età che mi sorride. Apro la porta, mi accomodo e la suddetta signora si presenta, le chiedo se vuole visitare il Museo e lei annuisce. Sto aspettando il mio collega che arrivi e la faccio accomodare. Ella tira fuori dalla borsetta il mio libro, quello che alcuni di voi posseggono, e mi rende edotto del fatto che lo ha acquistato, aspettandolo, in una libreria. La cosa mi stupisce e le chiedo lumi. Mi confessa che si ricordava il mio nome. Durante il mio periodo di imbarco sul Carabiniere in occasione della visita a bordo del re del Marocco Assan II, al termine della crociera in Africa (1971), l’ultima tappa fu Casablanca e che oltre al succitato Monarca furono invitate anche altre persone per una uscita che nonostante il mare fosse agitato si svolse ugualmente. Ebbene mi racconta che, accompagnata dal padre, visitò la nave, che il mare era mosso e ciò che la colpì era la prora che si immergeva fendendo le onde. Io le racconto, scavando nella memoria, di aver svolto il mio compito di accompagnatore e di aver amabilmente chiacchierato con un Italiano che lavorava nel campo delle automobili in Marocco. Che questi era accompagnato dalla giovane figliola il cui nome era Laura, che alla fine dell’uscita in mare diedi il mio numero di telefono di casa a Torino al padre. La gentile signora a questo punto si presenta “il mio nome è Laura e il signore con cui ha parlato è mio padre”.
L’emozione di ritrovare una persona conosciuta 48 anni fa e averci parlato giusto per qualche ora in un paese straniero potete immaginare cosa mi ha smosso. Finita la doverosa visita al Museo la Laura è rimasta a chiacchierare amabilmente con me, ci siamo scambiati le mail e ci stiamo già scrivendo. Ma tornato a casa pensieroso ho estrapolato una pagina dal libro che ho finito di scrivere e ve lo sottopongo. Non stupitevi del nome Attilio. Sono sempre io, ma l’ho scritto in terza persona, come se ciò che ho veramente vissuto fosse stata la storia di un altro. Non chiedetemi e non chiedetevelo perché.
Una pagina del nuovo libro:
“Sei anni, tre mesi e ventiquattro giorni”
“Un giorno di guardia e un’uscita in mare con il Re del Marocco e altre personalità del mondo imprenditoriale, anche straniero. Re Hassan II con il giovane figlio e uno stuolo di accompagnatori stavano in plancia comando, Attilio in perfetta tenuta estiva in controplancia accompagnò i visitatori e cercò di rispondere, con il suo francese, alle domande che gli venivano poste. Sfortunatamente il mare era agitato, un forza tre. forse quattro che non aiutava certo. Ma la giornata era chiara e soleggiata, la brezza aiutava a patire meno chi non reggeva il moto ondoso. Poi finalmente una voce amica. Un signore con la giovane figlia di nome Laura si qualificò come il concessionario Fiat di Casablanca, subito pensò che volesse vendergli un ‘auto, ma poi considerando che non aveva neppure la patente, era un rischio che non correva. Parlando del più e del meno scoprì che era originario di Torino e che presto sarebbe tornato in Italia con la famiglia. La cosa non lo stravolse, ma notò gli sguardi della ragazzina. Probabilmente il vedere un giovane marinaio italiano che le ricordava il paese natio poteva in qualche maniera risvegliare in lei della nostalgia. La nave tornò in porto e Attilio diede il numero di telefono di casa di Torino e il suo nome al padre della ragazza”
Dario Bilotti
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