E arrivò il raduno di Viterbo
Ci siamo trovati nel pomeriggio di venerdì, quasi tutti hanno risposto positivamente alla richiesta di arrivare presto per sfruttare al meglio la mezza giornata. Sergio con Antonella ha fatto un gran bel lavoro. Sfruttando le sue amicizie, nonostante il leggero ritardo (solo un’ora), siamo stati calorosamente accolti dal presidente dei Facchini di Santa Rosa che ci ha spiegato e descritto tutta la macchina organizzativa per la festa, riconosciuta come patrimonio culturale e la visita nel piccolo Museo le riproduzioni delle varie macchine ideate, scelte tra tante proposte, costruite e portate per le strade di Viterbo a spalla. Solo alla visione delle immagini su uno schermo ci siamo resi conto di quanto lavoro e quanta fatica tiene impegnata la truppa di trasportatori.
La passeggiata nella parte vecchia ci ha presentato una bella città medioevale, o medievale che dir si voglia, veramente splendida, se poi si ama l’architettura del periodo del suo massimo splendore e tutta la storia che essa racchiude non c’è che da rimanere entusiasti.
La cena in pizzeria, appagante e godereccia, ha chiuso una giornata stancante ma meravigliosa.
La mattina del sabato ci siamo recati a Soriano nel Cimino. Anche qui la sorpresa. Il Sindaco in persona, amico di Sergio (ma quanti amici importanti ha?) si è prestato non solo ad accoglierci nella Sala Consigliare, ma addirittura si è prestato a farci da Cicerone per la visita al castello mostrandoci le sale adibite a esposizioni fisse e temporanee e ci ha condotti in luoghi che normalmente nessune vede, tipo a Papacqua, nome strano ma con la relativa e importante storia che l’accompagna. Vale veramente la pena di tornarci eventualmente, anzi abbiamo chiesto al Sindaco di farci pervenire l’invito all’inaugurazioni quando i lavori di ristrutturazione e restauro saranno finiti. Come succede in queste occasioni un pranzo leggero in trattoria tipica medioevale non poteva mancare. E infatti…
Breve passeggiata digestiva e il rientro a Viterbo per tutti ad eccezione di Sergio e del sottoscritto che si sono recati a Chia per preparare la sala per la cena. Il Re della Ristorazione del paese è amico di Sergio. Ci avrei scommesso.
Breve visita in paese e il ritorno anche per noi a Viterbo. Questa volta riuniti tutti ci siamo preparati per la cena. Obbligo per le signore l’abito da sera e per i fratelli il frac… Scherzo.
Serata splendida, coinvolgente con il nostro bandierone che faceva bella figura di se su una parete. Un brevissimo discorso di benvenuto a tutti e un breve cenno a chi per seri motivi non ha potuto essere presente, Rino e Maria Grazia, Giovanni e Maria e Gianfranco con il figliolo. Abbiamo ricordato i fratelli che ci hanno lasciato e brindato alla nostra storia nella speranza che il numero del prossimo raduno sia ancora più cospicuo.
La cena è stata golosamente gustata e la torta che Sergio si è premunito di far preparare (non mi ha detto se il pasticciere è suo amico) ha reso ancora più bella la serata, torta sulla quale erano scritti gli auguri e i saluti della cittadina a noi EM68. Auguri graditi e riconoscenti per la presenza in loco…ed era pure buona.
Tornati a Viterbo per la notte abbiamo atteso la mattina per salutarci e con la promessa di ripetere ancora a lungo questi incontri, che rinsaldano l’importanza di questa amicizia e fratellanza.
Vorrei nel chiudere ringraziare Antonella e Sergio per lo sbattimento a cui si sono sottoposti affinché l’incontro si portasse a termine, sempre disponibili per ogni eventuale problema.
Ringrazio Giorgio (confidenzialmente Geppo) e Annamaria, prossimi sposi, per la loro presenza.
E nella speranza, come già accennato, che altri fratelli sentano la necessità di essere presenti.
I ricordi, per una frase fatta e spesso da me ripetuta, non vanno distrutti perché sono la vita.
Dario Bilotti
Una gran bella torta
Storia di un viaggio …complicato
Racconigi-Viterbo, andata e ritorno
Finalmente è giunto il giorno della partenza, ore 07,40, salgo in macchina e solo il pensiero che tra solo sette ore incontrerò i fratelli Em, gli amici di lunga data, mi rende pronto a sorbirmi i settecento chilometri circa che mi separano dalla destinazione. Piove, che strano, ma a noi marinai l’acqua ci fa un baffo. Non schiaccerò troppo il pedale dell’acceleratore per non avere la tensione che la velocità impone e se per la prima parte del viaggio sono obbligato a farlo circolando su strade comunali e statali, nella seconda parte una volta infilatomi in autostrada sono costretto a farlo per l’incessante pioggia, per il traffico commerciale, per gli spruzzi e la nebbia d’acqua creata da chi corre come un forsennato nel superarmi. 70/80 km/h i 90 li supero solo una volta sorpassando un autocarro sembra che lo faccia apposta ad accelerare mentre mi sposto sulla corsia di sorpasso. Le strade sono trafficate, lavori in corso, deviazioni e restringimenti, scambi di corsia. Mentre viaggio mi sto domandando se per caso, giunto allo scollinamento, scenderò trascinato da un torrente, ma…eureka, arrivo al Turchino, vedo il mare illuminato da un bel sole. Finalmente viaggerò un po’ più veloce. Infatti appena imbocco l’uscita per Livorno, quindi in Genova, ricomincia a piovere più di prima. Vabbè, sopporterò. Appena giunto al primo autogrill in provincia di La Spezia (Brugnato) mi fermo per una sosta idraulica e per un caffè accompagnato da un bel cornetto farcito con crema di pistacchio. Mi rimetto in macchina, prossima sosta conto di farla nei pressi di Firenze. L’acqua scende, scende, non si ferma mai. Me la porto dietro…no davanti…no sopra, si insomma ci sono in mezzo, ci sono momenti in cui mi sembra d’essere un sommergibilista in immersione. E la cosa continua fino in Toscana, improvvisamente a Capannori cessa il diluvio.
Nonostante il cielo plumbeo e minaccioso non scende più nulla. Seconda sosta come prefissato, caffè, cornetto e ripartenza. Il viaggio prosegue tranquillamente e quando sono nei pressi di Arezzo, penso l’ultima città della Toscana, ultima sosta. Appena rimontato in macchina attacco il navigatore e mi affido ai suoi consigli. Mi fa uscire dall’autostrada, direzione Perugia…boh, l’ho appena aggiornato, mi fido ciecamente della tecnologia, mi farà risparmiare strada, infatti mi trovo sperso nelle strade umbre, costeggio il Trasimeno e memore della cartina geografica mi rendo conto della posizione. Arriverò a Viterbo dopo un bel giro. Va bene lo stesso, non ho fretta. Arrivo a Viterbo seguendo il Tom Tom e debbo dire che si è comportato bene in città.
Meravigliose giornate con gli amici fratelli e con dispiacere li vedo ripartire verso le loro case e presto farò lo stesso.
Alla stessa ora della partenza per arrivare riprendo la macchina per ritornare.
Sergio mi ha dato le dritte per prendere l’autostrada (l’ingresso di Attigliano lo vidi dopo il giro turistico umbro), con somma gioia mi riconosco una buona memoria, non sbaglio. Alle 09,30 sono nei pressi di Firenze, è lunedì, la strada è trafficata ma si viaggia bene. Realizzo che da lì a poco dovrei imboccare la Firenze-Mare, cerco di sorpassare un autocarro, ma questo non mi concede strada accelerando, sono costretto a desistere perché davanti ce n’è un altro e non ho spazio per infilarmi in mezzo, rallento per defilargli di poppa (è esplosa la terminologia navale) ma di gran carriera arriva un Tir e dietro ne ha una moltitudine, tutti quelli che ho sorpassato. A sinistra altri mezzi pesanti, come davanti e dietro? Pure. Azz, sono imbottigliato, la velocità diminuisce, lavori in corso, restringimenti e deviazioni, scambi di corsia. A passo di lumaca cerco di impegnare la corsia di destra ma come soldatini gli autocarri serrano sotto e assolutamente non lasciano spazio, sembra che la distanza tra muso e cassone debba obbligatoriamente essere di non più di un metro e mezzo. La visuale mi viene impedita dai cassoni quindi non riesco a vedere i cartelli per lo svincolo, quando, miracolo, la visione di una macchia verde che mi indica la direzione…Bologna. Ormai sono destinato a prolungare il viaggio. Poi dopo tanti chilometri, o perlomeno mi sembrano tali, uno svincolo: Bologna Panoramica o Bologna Barberino. Quale prendo? Torno indietro ai miei quindici anni, Liceo Scientifico Galileo Ferraris di Torino. La professoressa di italiano suggeriva che di fronte ad un quesito le cui opzioni di risposta erano solo due e si decideva per una si doveva optare per la seconda, al 98% ci si azzecca. Penso la Panoramica e quindi esco a Barberino. Mi ritrovo sui monti dell’Appennino senza la più pallida idea di dove mi trovo. Salgo in montagna, scendo dalla montagna, risalgo in montagna e riscendo dalla montagna. Attacco il navigatore seguo sul display la striscia viola e mi fermo, non vorrei finire in Austria. Chiedo in una trattoria in mezzo al nulla e mi rimanda indietro, chiedo in un distributore e mi rimanda indietro…poi un enorme cartello verde “A1- Milano Napoli. Finalmente un respiro di sollievo. Variante di valico, gallerie trafficate e lavori in corso, deviazioni e restringimenti, scambi di corsia. Giungerò a Bologna o quasi, virerò per Milano, potrei uscire a Piacenza… ma lo svincolo è su questo tratto? La professoressa di cui sopra docet, sono convinto di sì quindi prendo la Parma- La Spezia. Quando realizzo che allungo di novantotto chilometri è troppo tardi. Mando a c ..are la prof. di italiano e mi godo le navigazione in alte terre montane, su strade e viadotti con poco traffico ma lavori in corso, deviazioni e restringimenti, scambi di corsia. Ed eccola la mia amata Torino-Livorno, con i suoi lavori in corso, deviazioni e restringimenti, scambi di corsia. Ma almeno con questi ho una certa confidenza e infatti li saluto lasciandomeli alle spalle dopo Asti. Sono a casa. Solo undici ore. Un record.
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