Il sole scende oltre l’orizzonte mentre ci lasciamo la Palmaria alle nostre spalle puntando verso la costa toscana. Quando monto di guardia, dopo il primo grado d’approntamento, ormai il sole è scomparso e non rimane altro che qualche riflesso rossastro sul calmo mare. Questo Marzo, fresco di notte e tiepido di giorno è il mese da me preferito; se poi il mondo sotto di noi è calmo “è bello navigar su questo mare”.
La calotta non più celeste ma nera come la pece, ormai si è estesa su noi, alzo lo sguardo per scrutare il cielo e gioire, emozionandomi, guardando le stelle. Puntini bianchi fanno capolino tra nuvole che stranamente, pur essendo immerse nel buio, sembra brillino di luce propria emanando una luce grigio-chiara. La cosa mi stupisce non poco perché mi domando, visto che non c’è neppure la luna, da dove traggano questo chiarore. Vedo distintamente il Piccolo Carro, l’Orsa Maggiore e una infinità di astri di cui non conosco il nome, più a sud Sirio che sembra, per la sua intensità, debba rappresentare la stella di questo meraviglioso spettacolo.
Il lento rollio e il soffuso rumore dei motori, lento e monotono quindi inascoltato, mi cantano quasi la ninna nanna, ma l’attenzione a ciò che mi circonda mi tiene più che desto. A poppa, ma solo in lontananza in quanto nascosta dalla tuga, fa bella mostra di se una scia chiara che compie un semicerchio perfetto a denotare la lenta virata. Il leggero sciabordio con la conseguente schiuma creata colora con una striscia fosforescente il sottobordo. Onde leggere, quasi invisibili per la poca luce di cui si appropriano, si allargano formando un cuneo in perenne movimento.
Ritorno con il naso per aria a contemplare la splendida volta che si è arricchita di nuovi gioielli, ora sembra quasi che il buio scompaia, soppiantato da un tappeto composto da milioni di punti luminosi. E piango. Due lacrime mi solcano le guance, la gola mi si stringe quasi ad a farmi esplodere in un pianto dirotto.
Mi chiudo fin sul collo il giubbotto di navigazione e rimango estasiato con il naso all’insù e con gli occhi umidi.. Un dolore al collo mi fa desistere dal continuare. Ora, quasi di fronte, una nuova e lunga sequela di luci basse sull’orizzonte forma una linea ininterrotta, la costa fa luminosa e bella mostra di se. Guardo con il cannocchiale verso la costa ma la distanza è notevole e mi posso permettere solo l’ingrandimento delle luci. Penso a quanti, laggiù sulla terra ferma, vivono la loro vita ignari che qualcuno sta impegnando la propria esistenza per garantire loro una qualsiasi forma di tranquillità. Alcuni potranno anche criticare scelte di vita, non condividere affatto una vita dedicata ad una qualsiasi forza armata…..ma noi siamo qui, fedeli cani da guardia, a cui il solo pensiero di essere nel giusto può bastare per sentirsi appagati.
“Benedici ,o Signore, le nostre case lontane, le care genti; benedici nella cadente notte il riposo del Popolo; benedici noi, che per esso, vegliamo in armi sul mare.”
Antonio Fogazzaro quando scrisse la Preghiera del Marinaio probabilmente provò ciò che provo io adesso.
Dario Bilotti
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