Taranto 5 aprile 2008 Mariscuola Taranto. Aula Magna.
Il comandante Longhi mi chiede chi leggerà la Preghiera del Marinaio e quando gli rispondo che sarò io mi fa accomodare in prima fila accanto a lui, mi fa prendere accordi con il cappellano e questi dà inizio alla celebrazione della santa messa.
Da questo istante mi succedono cose strane; sento un rumore fastidioso e ne cerco la provenienza, spaventato mi accorgo di sentire il cuore, il mio cuore, che sembra debba uscirmi dal petto, tum tum tum batte con una frequenza spaventosa e per un istante mi do del cretino per essermi preso la briga di fare qualcosa senza conoscerne le conseguenze. E se mi piglia un infarto per la tensione? e se tutti si accorgono di questo rumore? ma quale rumore mi chiedo, è solo una mia impressione, fatto sta che mi sento talmente agitato da temere di emozionarmi a tal punto da non riuscire a proferire parola. Cerco di calmarmi, pensando che in fondo non è la prima volta che parlo in pubblico, che tutto andrà bene e basta che mi impegni con tutte le mie forze a non pensare al peggio. Tum tum tum, facile pensare, agire è ben diverso. Per un istante credo che sia passato, quando mi godo il coro, ma prepotentemente tutto torna come prima: tum tum tum .Poi viene il momento fatidico in cui prendo il coraggio a due mani, mi impongo serenità e calma e quando il cappellano mi invita alla lettura della nostra preghiera passo davanti all’altare, chino il capo e mi avvio al leggio con un passo deciso, da condottiero romano. Alzo il capo e……TERRORE , seicento occhi mi scrutano, o almeno mi pare, Comincio….A TE….
e il trombettiere inizia a suonare il silenzio; non lo sapevo, nessuno mi aveva avvertito e adesso che faccio? lo lascio suonare fino alla fine? PANICO.
Il comandante in seconda con un breve gesto delle mani mi invita a continuare e io parto O GRANDE ETERNO IDDIO……Conosco la preghiera a memoria ma ho paura che incrociando gli sguardi di coloro che mi stanno di fronte possa avere un blocco della parola , fisso un punto indefinito tra due allievi e continuo a dar sfoggio della mia eloquenza. Non mi rendo conto, se non saltuariamente, di come sto recitando ed ho paura di non dare il giusto tono alle parole per renderle coinvolgenti. Come avessimo concordato tutto, sia il trombettiere che io, terminiamo contemporaneamente i nostri assoli. Scendo dal palco, mi richino davanti
all’altare e mi avvio di nuovo al mio posto dove, subito, il comandante Longhi mi fa gli elogi e quando gli faccio presente che non mi aspettavo la tromba mi ha risposto:
lo abbiamo fatto apposta. Graziella al termine della funzione mi ha confessato di essersi commossa, Silvana mi ha chiesto se ho fatto l’attore ma una cosa è certa: non mi entrava uno spillo in quel posto.
Dario Bilotti
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