Nave Vittorio Veneto. Protagonisti: Dario, Italo (Rdt del corso 69), il solito mare mosso.
Italo scende dalla branda alle ore 23,45,come tutti sappiamo per un lasso seppur breve di tempo l’orecchio non si stabilizza e il mare non lo si patisce, entra in mensa equipaggio tracanna due coca-cola e un freddissima aranciata e poi prende la strada della C.O.C.. La scala che porta al corridoio ufficiali, enormemente larga porta alla solita statua del marinaio al timone. Italo alla base della scala sale a fatica i primi gradini in quanto la prora si è sollevata su un’onda, è già pallido per i fatti suoi e le bibite gassate cominciano a fare il loro effetto, aggrappato al mancorrente si regge a malapena in piedi. In cima alla scala arrivo io, non che il mio sia un passo sciolto e anche il mio stomaco ruggisce, ma il pensiero di buttarmi in branda mi da la forza di non raccare.
Nello stesso istante che sbuco alla sua vista la nave prende una bella incappellata e Italo sale gli ultimi gradini di corsa, contemporaneamente gli si riempie la bocca e mi viene spontaneo chiedergli se gli scappa da ridere. Faccio in tempo a schivarmi che un getto nebulizzato di liquido acido e frizzante fuoriesce dalla sua bocca ad una velocità da manichetta antincendio. Tutta la parete di fronte è tinteggiata da rivoli coloratissimi e non esagero che la superficie sarà di tre metri quadri. Con occhio da pesce lesso mi guarda e mi pare chieda cosa deve fare. Lo rassicuro, lo invito a raggiungere il posto di guardia che mi occuperò io della cosa. Velocemente in quanto l’odore nauseabondo ha aumentato il mio voltastomaco scendo in mensa equipaggio e cerco il piantone. Lo vedo seduto ad un tavolo e lo esorto a salire per pulire, sgrana gli occhi, è pallidissimo e terrorizzato da quello che gli chiedo, lo capisco e gli do un giusto consiglio: porta due secchi uno con acqua e spugna e l’altro vuoto. Mi domanda perché ed io gli rispondo: lo capirai, eh se lo capirai.
Dario Bilotti
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