Esco dal cinema e mi accorgo che è piovuto. Sarà l’odore del selciato bagnato o la brillantezza delle luci notturne che mi appaiono più luminose del solito, ma mi sento allegro, addirittura felice, anche se so che devo tornare a bordo velocemente per non far tardi. Un brivido mi scende lungo la schiena, mi si rizzano i peli sulle braccia e il luccichio dei lampioni riflettendosi a terra sembra mi indichino la via nota come non mai. Dal solino, dietro il collo, l’aria fresca penetra tra il camisaccio e il corpetto fermandosi alla cintola e asciugandomi il sudore creatosi sulla schiena. Ho paura di far tardi e il mio passo si fa rapido e sicuro, ma dando un’occhiata all’orologio mi accorgo che le mie paure sono come sempre infondate; questo mio brutto vizio di fare le cose sempre in maniera veloce mi sta condizionando la vita, quindi rallento e mi godo la passeggiata per il rientro a bordo. Una leggera brezza che spira dal mare porta oltre all’allegria un’ infinità di odori e di sapori che mi fanno venire l’acquolina in bocca. So che potrei incorrere in punizioni se mi vedessero, ma vedendo l’ora tarda e ragionando sulla quasi impossibilità di trovare una ronda posiziono il cappello sulle ventitré, mi metto le mani in tasca e fischiettando in sordina come uso fare quando sono senza pensieri continuo il tragitto prendendo a calci un pacchetto vuoto di sigarette buttato a terra, mi fermo ad accarezzare un micio color rosso ligure (chissà perché questo colore da me inventato riscuote cosi tanta simpatia),faccio segno ad un cane probabilmente geloso di star zitto e passando raso i muri della via svolto nella piazza antistante l’arsenale. Questa volta l’odore di fogna dello Sprugola si attacca alle mie narici ma un refolo di vento me lo estirpa facendomi riempire nuovamente i polmoni di aria pura. Attraverso il ponte, saluto il carabiniere di guardia, svolto a sinistra e mi incammino lungo il viale per raggiungere casa…….CASA?????…… certo, casa. Come posso chiamare il luogo che sto per raggiungere, dove trovo un giaciglio caldo pronto ad accogliermi, dove un sacco di acquisiti fratelli mi salutano e magari gioiscono con me oppure soffrono con me per un motivo qualsiasi. Pensieri. Il vento muove le foglie, la luce dei lampioni va e viene proiettando ora ombra ora luce su piccole pozzanghere, un suono simile ad una melodia mi giunge alle orecchie, un suono indistinto ma sempre più forte. Mi accorgo che sbucato davanti alle banchine posso dare una spiegazione a quanto sentivo. Le sagole sugli alberi delle navi ormeggiate, armate di moschettoni alcune, stanno battendo sugli alberi stessi e i loro suoni tutti diversi tra loro si fondono in un unica, lieve, romantica aria, un suono accordato come se un coro stesse intonando un inno alla bellezza del mondo. Le navi si muovono anch’esse quasi in contemporanea e dallo stesso bordo, come ballerine di fila. Rallento il passo e prima di impegnare la passerella per raggiungere il corpo di guardia della mia nave do un’occhiata verso prora e vedo uno spettacolo meraviglioso. Mi affretto a presentarmi al capoguardia per consegnargli il tesserino e velocemente attraverso la nave lungo i corridoi interni immersi nella soffusa luce rossa notturna. Esco a prora da un boccaporto e nonostante tutto sia bagnato mi siedo e contemplo tutta la costa che da La Spezia si allunga fino a Lerici, San Terenzo, la Baia blu. Una linea fatta di punti luminosi che si estende quasi all’infinito fino a perdersi nel nero del mare di notte. Le luci, attraverso l’aria lavata dalla pioggia, sembrano intermittenti, un immaginario presepe a mio personale uso. Il vento fresco stavolta mi accarezza il viso, solo quello; sono stanco ma non riesco a staccare gli occhi dalla visione di questa meraviglia. Anche questa notte dormirò sereno. Rientrato all’interno raggiungo il mio alloggio, spogliatomi e lavatomi mi butto in branda, solito pensiero a casa e……con un sorriso soddisfatto mi do la buonanotte. A domani.
Dario Bilotti
Lascia un commento